Italia sul tetto del mondo: il Settebello è tornato
C’era una volta, e c’è ancora. C’era una volta il Settebello, quell’asso pigliatutto degli anni ’90. Ebbene, il Settebello è tornato. Come nelle fiabe più belle, il sogno dei ragazzi di Alessandro Campagna si è avverato: sono loro i campioni del mondo, dopo 17 anni di assenza dal gradino più alto. Una vittoria costruita pazientemente, giorno dopo giorno, con coraggio, sacrificio e determinazione. Sembrano lontani i caldi giorni di Roma 2009, quando la stampa vessava il Settebello, solo undicesimo ai campionati iridati. Ma le parole di Campagna sono state profetiche: “Dateci il tempo di lavorare”. E così il genio della nazionale – così i suoi ragazzi lo definiscono – ha costruito una squadra tenace, che non demorde e non si spaventa davanti ai maestri della Serbia, gli All Blacks delle piscine. La fame di vittoria ha sostituito il timore reverenziale, e questo la Serbia l’ha capito nel modo – per loro – peggiore possibile.
“Speriamo di darvi tante gioie” ha scritto in un sms Stefano Tempesti ai suoi amici di Recco, che affollavano il bar della piscina, televisore sintonizzato su Shangai. E il messaggino del super capitano azzurro, il miglior portiere del torneo, è stato di buon auspicio. La speranza è diventata certezza dopo due tempi supplementari, durante un match fisicamente molto duro ed equilibrato, dove le due squadre si sono rincorse in un’altalena di gol e di brividi. E chi sbaglia, perde. Chi non ha sbagliato niente è stato proprio Tempesti, che para anche due rigori. A decidere la partita un gol del solito (per fortuna) Maurizio Felugo, un Pollicino rispetto ai giganti dell’acqua, ma un grande campione sempre pronto a tirare fuori dal cilindro qualche giocata letale.
É d’obbligo citare tutti i tredici protagonisti di questa impresa: Aicardi, Deserti, Di Figari, Gallo, Presciutti, Gitto, e poi Perez, Fiorentini, Giorgetti e Figlioli, che portano in casa Italia il sapore di Cuba, della Croazia, dell’Ungheria e dell’Australia, riflettendo sullo specchio d’acqua la nuova, bellissima realtà multietnica dell’Italia contemporanea. E poi loro, Tempesti e Felugo, i due fuoriclasse più d’esperienza, il trait d’union tra un ciclo e l’altro, le anime pulsanti di un gruppo straordinario.
Ma il miracolo del Settebello non si ferma alla medaglia d’oro, e a quel tuffo in accappatoio che strappa ogni protocollo di cerimonia. Ho visto e sentito tanti tifosi intorno a loro. Vecchi amanti della pallanuoto galvanizzati dai successi degli anni passati del Setterosa e poi dalla cavalcata implacabile degli azzurri, che durante il torneo non hanno perso un colpo. Ma soprattutto, ho visto e sentito neofiti, persone giovani e meno giovani affascinate da una finale mondiale, e che hanno seguito il match emozionandosi e soffrendo assieme alla panchina azzurra. Il miracolo di riavvicinare gli italiani a questo magnifico sport che tante glorie ha dato alla nostra bandiera sembra iniziato di nuovo. L’appuntamento a cinque cerchi di Londra non sembra più un sogno lontano: non ci resta che ringraziare Campagna e i suoi ragazzi, e dire loro quanto orgoglio ci porta questo storico successo.